giovedì 5 gennaio 2012

Ferriera: risorsa occupazionale e problema ambientale.

Lo stabilimento siderurgico.
La Ferriera è un impianto a ciclo integrale, ciclo che inizia con l’arrivo della nave che trasporta sia il fossile che il minerale.
 Il fossile viene trasformato in carbone coke grazie all’utilizzo dei forni che portandolo a una temperatura di 1.200 gradi lo distillano, permettendo oltretutto in questo modo il recupero  di un  gas ad alto potere calorifero del cui utilizzo ne parleremo in seguito.
Il minerale di ferro, il carbone coke e altro minerale misto vengono quindi caricati nell’altoforno dove, partendo da 200 gradi fino ad arrivare a 1.700 gradi subiscono un processo chimico di ossidoriduzione e il tutto si trasforma in ghisa.
Oggi tutta la ghisa prodotta è destinata alla macchina a colare, un nastro continuo dove viene appunto colata formando dei “pani”.
Alla fine del percorso, a raffreddamento avvenuto, quanto prodotto finisce nei vagoni e trasportato nei “parchi ghisa”.
Quando c’era l’acciaieria parte della ghisa veniva  utilizzata per caricare il forno assieme a del rottame e il tutto si trasformava in acciaio attraverso iniezioni di ossigeno.
Nel 2002 l’acciaieria è stata chiusa perdendo in questo modo il settore dell’acciaio acquisendo per contro quello della produzione e della vendita del gas e quindi di energia.
Osservando lo stabilimento da fuori si ha la percezione di una struttura vecchia e malandata, in realtà tutto il ciclo produttivo è gestito attraverso una moderna e sofisticata tecnologia.
La siderurgia è uguale in tutto il mondo, probabilmente in altri Paesi esiste una cultura ambientale e una sensibilità superiore alla nostra, però generalmente gli impianti non sono diversi da quelli di Servola e indipendentemente dal loro aspetto esteriore che può trarre in inganno e farli sembrare obsoleti, in realtà sono costosissimi sia a causa della tecnologia all’avanguardia adoperata che della costante e minuziosa manutenzione che richiedono.
Fino ad alcuni anni fa lo stabilimento era di proprietà dell’Italsider, che essendo una azienda statale prestava maggiore  attenzione all’ambiente, questo lo si poteva notare anche attraverso gli investimenti che venivano destinati allo scopo e infatti allora si usavano prodotti e sistemi atti alla salvaguardia ambientale come per esempio dei siliconi con i quali si coprivano i cumuli di carbone riducendo in questo modo l’eventuale dispersione della polvere causata dal vento, dopodiché con la privatizzazione le nuove proprietà hanno guardato esclusivamente al profitto e di conseguenza è diventata minore l’attenzione prestata all’ambiente, limitandosi solo alla stretta osservanza di quanto stabilito dalla legge, senza aggiungerci nulla di più.

Il problema dell’inquinamento.
Appare chiaro a tutti che la Ferriera rappresenta un grave problema ambientale e non potrebbe essere diversamente trattandosi di una industria siderurgica pesante nel cuore della città, ma d’altra parte non la si può chiudere da un momento all’altro essendo una  realtà occupazionale tutt’altro che trascurabile, si calcola infatti che nel complesso garantisca circa un migliaio di posti di lavoro.
Nonostante quindi che da anni si dica che il suo destino sia segnato nessuno si prende la responsabilità di dare il definitivo “giro di chiave” e tutti rimangono in attesa che ad altri venga una idea o avanzino una proposta.
Molto si discute e si è discusso in passato sull’inquinamento creato dalla presenza della Ferriera e diversi comitati si sono costituiti a tale scopo a salvaguardia della salute dei cittadini, di questi ovviamente i più coinvolti sono coloro vivono a stretto contatto con lo stabilimento siderurgico.
 Va detto però che dall’immediato dopoguerra in poi si è permesso di costruire tutto attorno allo stabilimento avvicinandosi sempre più ad esso da ogni lato senza che nessun amministratore pubblico sentisse l’esigenza di lasciare una distanza di sicurezza che avrebbe permesso ai residenti una migliore vivibilità.
Nelle immediate vicinanze del borgo di Servola sono state edificate un gran numero di palazzine, alcune addirittura a ridosso degli impianti, con una superficialità nel concedere l’edificabilità davvero sconcertante, allo stesso modo si è agito nell’area Valmaura, San Sabba, Monte San Pantaleone.
Questo oltre che avvicinare un gran numero di cittadini ad una zona altamente inquinata, ha ulteriormente aggravato la situazione con l’immissione nell’aria di una considerevole quantità di smog derivato dal riscaldamento domestico dei nuovi insediamenti abitativi e dall’esponenziale aumento del traffico automobilistico.
Non va poi dimenticato che l’inquinamento derivato dalla Ferriera si è andato a sommare a quello prodotto dall’Italcementi e dall’Inceneritore senza trascurare la portata inquinante della superstrada.
Viene da pensare che la presenza della Ferriera serva a giustificare l’alto grado d’inquinamento della zona che non è difficile immaginare di notevoli proporzioni anche nell’eventuale sua assenza.
Il mondo politico tra le varie ipotesi sembra orientato verso una possibile futura riconversione di quell’area pur nella consapevolezza che in ogni caso sarebbe necessaria una bonifica radicale, cosa che attualmente non si saprebbe nemmeno da che parte iniziare. Oltre cent’anni di attività hanno permesso una penetrazione cospicua di materiale inquinante nel sottosuolo e sembra che l’unica soluzione possibile possa essere quella di sigillare l’intera area creando una piattaforma di cemento, una sorta di pietra tombale sul passato.
Se ci fosse stata la chiusura della ferriera una decina di anni fa quando si era in una economia in espansione si sarebbe potuto guardare con maggiore ottimismo a una sua riconversione come a una ricollocazione delle maestranze, oggi a causa della crisi economica in cui si è giunti è difficile immaginare chi potrebbe investire in un progetto di riconversione di quell’area tenendo conto che vista la locazione non potrebbe che trasformarsi in un altro insediamento industriale, non certo in un sito turistico.

L’altra risorsa economica.
Elettra è una azienda che produce energia all’interno della Ferriera con l’utilizzo in parte del gas di risulta del altoforno della cokeria e il rimanente grazie al metano. 
La Ferriera oggi può continuare a esistere  grazie alla vendita della ghisa che produce ma che non basterebbe se le entrate non venissero integrate dalla vendita del gas.
E’ risultato vantaggioso costruire la centrale in quanto secondo accordi stipulati, lo Stato paga l’energia che acquista da Elettra esclusivamente se questa viene prodotta in parte con i gas siderurgici di risulta e in parte con il gas metano.
Nel caso la ferriera chiudesse, Elettra potrebbe continuare autonomamente la sua produzione di energia usando il gas metano senza alcun problema, non potendo più godere però delle agevolazioni previste.
 Mentre per la Ferriera sarebbe quasi impossibile allo stato attuale continuare la produzione siderurgica senza l’apporto economico della vendita del gas.
Va infine precisato che Elettra, essendo proprietà di un Fondo Finanziario Internazionale si occupa esclusivamente di trarre profitto da questa attività e non ha sicuramente tra le sue priorità ne la tutela dei posti di lavoro ne il creare ricchezza nella città che la ospita e pertanto, nel momento in cui la resa economica dell’impresa dovesse scendesse al di sotto di quanto pronosticato, la proprietà non avrebbe alcuna remora a dismettere.
Giusto per completare il discorso poi ad oggi la Ferriera vanta un credito di 16 milioni di Euro da parte di Elettra in quanto la Società sostiene che il gas che gli viene fornito è di bassa qualità e in conseguenza prende tempo nei pagamenti, generando in questo modo un ulteriore motivo di apprensione in tutti coloro vivono assieme alle loro famiglie di questo lavoro.

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