lunedì 30 gennaio 2012

Non sempre, ma a volte ...basta chiedere!


Questa mattina è stato recapitato a tutti i 40 Consiglieri Comunali il documento allegato.
Alcuni di loro ritenevano impossibile che si fosse parlato di questo nella seduta di questa sera.
Con grande sorpresa invece proprio alle prime battute della seduta alcuni di loro hanno chiesto che venisse preparato un testo da far firmare ai presenti.

raccogliendo l'approvazione della gran parte dei presenti.

domenica 29 gennaio 2012

Trieste ultima stazione - Paolo Rumiz

La inaugurò Francesco Ferdinando nel 1906 prima di morire ammazzato a Sarajevo.
La usarono come terminal i convogli di lusso della Canadian Pacific giunti dalle gallerie dei Tauri.
Vi partirono i soldati della Grande guerra e vi arrivarono gli italiani in fuga dallo jugo-comunismo.
Negli anni Settanta vi approdarono dall´Est carrozze piene di compratori affamati di jeans, poi vi vennero girati film come Anna Karenina.
Oggi non arrivano più treni e va di scena lo sfratto, la chiusura definitiva, la fine della più gloriosa stazione triestina e delle meraviglie in essa contenute, uno dei più bei musei ferroviari d´Europa.
Succede che Trenitalia ha costretto i volontari che lo gestiscono ad andarsene, triplicando loro l´affitto già
pesantissimo. La loro colpa? Avere impedito che andasse in rovina il capolavoro del più
prestigioso waterfront dell´Adriatico.
La stazione di Campo Marzio, capolinea di quella che l´Austria chiamò "Transalpina".
Narrano che nel 2008 Mauro Moretti, gran capo dell´azienda, in una sua visita a Trieste, dopo avere visto nelle sale d´aspetto le stufe originali in maiolica, la piumata feluca del primo capostazione, montagne di cimeli e un secolo di vaporiere schierate all´esterno, abbia dato una pacca sulle spalle ai custodi del Dopolavoro ferroviario, dicendo loro «bravi ragazzi».
Aveva buone ragioni per fregarsi le mani. Quelli non solo gli avevano messo insieme un patrimonio collezionistico inestimabile e si erano presi sulle spalle il costo della
manutenzione straordinaria, ma pagavano di tasca propria un affitto di 54mila euro l´anno
senza un centesimo di aiuto pubblico.
Ma la partita, si capì di lì a poco, era più importante di un museo. Era la vendita della seconda
stazione triestina. Era la chiusura della linea, la rottamazione dei binari "in sonno" che ancora
collegano la città all´Istria, alla Slovenia e al Centro Europa.
E poiché i "bravi ragazzi" erano un intralcio a questa operazione immobiliare, si è ben pensato di alzare loro il canone a 140mila euro.
Cifra insostenibile, che - in assenza di aiuti dall´esterno - condanna il museo alla chiusura e la stazione (sulla quale Trenitalia non ha mai speso un euro) al decadimento e alla rovina.
Sfratto, come a clandestini morosi e non a benefattori che danno lustro a Trenitalia e senso alla memoria ferroviaria del Paese.
Per chiudere in fretta l´affare Moretti andrà di persona a Trieste ai primi di febbraio, e subito si è
capito che la partita sarà di vasta portata.
Il rischio è la definitiva cancellazione della città dalla mappa ferroviaria italiana.
Per capire cosa accade basta guardare gli orari conservati nelle bacheche della stazione.
Un secolo fa, con una sola coincidenza si andava a Praga, Cracovia e Stoccarda.
La città era al centro d´Europa. Perfino trent´anni fa era meglio di oggi, senza
Schengen e con la cortina di ferro di mezzo.
Sull´altopiano passava ancora il Simplon Orient Express diretto a Istanbul, e in wagon lit potevi andare a Parigi, Genova, Roma, Budapest, Belgrado.
Oggi vai solo a Udine e Venezia, con i treni più lenti d´Italia.
Il confronto più deprimente è quello che tocca i collegamenti con Vienna. C´erano dodici treni al
giorno, tutti diretti. Oggi nessuno. Con trazione a vapore, il viaggio durava dieci ore e sette
minuti contro le nove e ventotto di oggi, epoca dell´alta velocità.
Un viaggio così lento e così umiliante - due cambi, tre biglietti e una tratta in pullman - che il sindaco di Trieste Roberto Cosolini, dovendo incontrare il Burgermeister di Vienna, ha voluto farlo di persona, per
masticare fino in fondo l´amaro della sua emarginazione.
Prima della Grande guerra, Trieste aveva tre strade di ferro per la città imperiale: una via Lubiana-Graz, una via Pontebba e una via Gorizia-Villach, linea che avvicinava la Germania di 250 chilometri.
Oggi è rimasta solo la seconda.
Fra Trieste e Lubiana due mesi fa è stato tolto l´ultimo treno.
Quanto alla linea di Gorizia, è chiusa dai tempi della Guerra fredda, anche se i binari esistono ancora. Tutto è finito: niente per l´Ungheria, per Zagabria, per l´Istria, per Fiume
e Dalmazia. Per Roma il mondo finisce a Mestre.
È chiaro: la gloriosa stazione inaugurata da Francesco Ferdinando non è solo un gioiello da
conservare. È l´unico vettore di traffico alternativo al miserabile doppio binario che ancora
collega Trieste al resto d´Italia. I soldi per ripartire ci sono, Bruxelles ha stanziato milioni di euro
(progetto "Adria A") per riattivare i vecchi binari come linee metropolitane.
Trenitalia partecipa alle trattative per l´operazione, ma intanto, alla chetichella, spolpa le linee ovunque è possibile.
Con la parola d´ordine «rete snella» si attua l´indicibile. Binari di precedenza tolti,
declassamento di fermate, saccheggio di scali merci, caselli storici venduti o lasciati alle ortiche,
linee vitali ridotte a raccordi industriali.
Persino la bella stazione di Miramare, dove Massimiliano d´Asburgo scendeva dal treno per raggiungere in carrozza il castello, si è vista estirpare i binari di sorpasso. Il grave è che lo smantellamento trova alleati nel porto che, senza la minima lungimiranza, pare ora disposto a comprare i binari (vicinissimi ai moli) per ampliare l´area di sosta dei camion dietro il terminal traghetti.
Operazione catastrofica, che significa waterfront degradato a parcheggio, scelta di un trasporto su gomma che Amburgo e Rotterdam hanno abbandonato da tempo, e soprattutto cancellazione di una strada ferrata vitale per lo sviluppo della città.
In questa corsa alla rottamazione, i matti del museo restano asserragliati nella loro trincea e conservano, conservano come formichine.
Timbri, telefoni a manovella, quadri di comando, carri passeggeri, tappezzerie, amperometri, pompe, scambi, segnali, divise, spartineve, locomotive, fotografie, mappe, plastici, sigilli doganali per la piombatura dei vagoni, cappelli con visiera e decorazioni in oro di un mestiere che fu nobile.
Nelle sale di Campo Marzio leggi la storia commerciale di mezzo mondo.
Tutto è cominciato al tempo della dismissione delle vaporiere, ai tempi in cui per entrare in ferrovia dovevi giurare sulla bandiera.
Ed è stata subito una lotta. Il mobilio della "Sala reale" della stazione centrale era già stato buttato via. «Stessa
cosa per l´archivio delle ferrovie austriache, già destinato al macero», racconta Luciano Muran,
classe ´29, macchinista dell´Orient Express.
I treni all´esterno sono pezzi unici, tutti funzionanti. La vecchia Gomulka sovietica usata dai treni
di Tito. La Kriegslokomotive nazista, macchina di morte che deportò gli ebrei e poi divenne
macchina di pace col trasporto degli aiuti del Piano Marshall. Carrozze fine Ottocento con
tappezzeria intatta.
La rete c´è ancora, i treni storici possono entrare e uscire, ma - mentre in Austria e Germania i viaggi della nostalgia fanno soldi a palate - le nuove, esose richieste tariffarie romane hanno bloccato anche questa opportunità. Non c´è un euro per il turismo,
mentre se ne trovano milioni per iniziative truffaldine come il contiguo museo della fotografia,
mai aperto e lasciato a metà.
E dire che non c´è niente di simile in Italia. Il museo di Pietrarsa, presso Napoli, ha i suoi bei
cimeli, ma è lontano dalla città e i treni non possono entrarvi. E per giunta costa, perché
Trenitalia, lì, paga il personale di custodia. Trieste no, funziona da sola. È in pieno centro. E i
fessacchiotti pagano pure l´affitto, aggiustano i tetti, raccolgono i pezzi di un tempo perduto che
anche l´Austria ci invidia. I turisti vengono da lontano, specie dalla Germania. Un dirigente delle
ferrovie francesi ha mandato al sindaco una lettera d´allarme per le voci di chiusura. «Ho
 ammirato un gioiello - scrive il signor Vignaud - e so che un tale lavoro di conservazione non va
ostacolato ma al contrario valorizzato».
«Ci amano più all´estero che in patria», lamenta Roberto Carollo, capo dei volontari al
Dopolavoro. Nel 2009, racconta, il municipio di Vienna si offrì di dare al suo ex porto la preziosa
copertura in ferro della vecchia Sudbahnhof, ex "stazione Trieste" ora in ristrutturazione, che
sarebbe andata a pennello su quella di Campo Marzio. Era un magnifico regalo, e l´allora
sindaco Roberto Dipiazza promise mari e monti. Poi tutto finì in nulla, i costi del trasporto
parvero eccessivi, Trenitalia non volle spendere, la Regione non diede una mano. Così, a
Vienna il glorioso ferro da museo è stato trasformato in barre. E a Trieste la stazione del
"secolo breve" è stata condannata a morire sotto la pioggia.


E adesso cosa devo fare?

  Quando qualcuno mi chiede: "e adesso cosa devo fare?"
io rispondo sempre:" quello che pensi vada fatto."
Tutti noi siamo come le gocce nell'oceano e facciamo parte dell'infinito.
perciò ognuno di noi sa bene quello che deve fare
perché abbiamo tutti le stesse possibilità di trovare la nostra chiave personale
per risolvere questi problemi.
Abbiamo tutti gli stessi strumenti ma qualcuno lo capisce e qualcuno no.
E questi ultimi pensano che non possono,
che non riescono e rimangono così nella loro passività a farsi condizionare in tutto.
Ogni volta che qualcuno di noi decide di fare qualcosa nella sua piena libertà
è come se si togliesse un mattone da quel muro che hanno costruito per imprigionarci.

David Icke


Trieste

Ho attraversata tutta la città
poi ho salita un'erta
popolosa in principio, in la deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo siedo;
e mi pare che dove esso termina
termini la città.
Trieste ha una scontrosa grazia.
Se piace, è come un ragazzino aspro e vorace,
con gli occhi azzurri 
e mani troppo grandi per regalare un fiore;
come un amore
come una gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via scopro,
se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla cui, sulla sassosa cima,
una casa, l'ultima s'aggrappa.
Intorno circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa,
l'aria natia.
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, 
alla mia vita penosa e schiva.

Umberto Sabada "Trieste è una donna"   1910 - 1912


Trieste è felice stasera.
Celebra con trasporto la sua futura sventura.
Perché tutte le volte che questa nostra città si è concessa con sconfinato entusiasmo all'Italia amata,
ha subito imboccato la triste strada della decadenza.
Noi eravamo il gioiello dell'Impero di Maria Teresa e il porto dell'Austria, eravamo la rosa profumata 
degli Asburgo.
Con l'Italia saremo un piccolo fondaco gestito in modo sbrigativo dai burocrati e diventeremo una città strozzata e rassegnata di facili guadagni e di indomabili nostalgie.
Oggi è cominciato il nostro tramonto.

Biagio Marin - 25 ottobre 1954








sabato 28 gennaio 2012

Oi n'demo a veder i Pin Floi!!

Mi giuro ke no rivo capir, noi sonadori ghe metemo l'anima perke chi ke sona lo fa perke ghe piasi ... con la musica ogi come ogi xe dificile viverghe ... (xe un arte ke nn vien apprezada) ... meio programi x tivu tipo porta a porta dove ke i te fasssa la testa de monade sul momento de crisi ke stemo vivendo.... se a roma no i magnassi tanto no ghe saria tuta sta crisi..... ma questa xe un altra storia... cmq per sonar ghe vol el permesso della siae ke devi pagar el titolare del local... in piu i musicisti devi compilar una lista de tute le canzoni ke se stade sonade "A MAN" rompidura dopo qualsiasi concerto ke un xe stanco morto .... e el titolare del local devi andar due volte alla SIAE una per pagar el permesso e un altra per portar la lista delle canzoni. Tra burocrazia e costo quasi a tutti ghe passa la voia de far musica dal vivo ...... in un mondo dove el problema COSTA CROCIERE xe al momento l unico problema de cui se parla , xkè de un incidente ghe vol parlar almeno per tre mesi.... invece ki ke vol far le robe veramente positive quei tazemoghe l anima cossa mai i se ga de divertir, bisogna pianzer tutti insieme e basta!!!!!!

di Daniela Gonni

venerdì 27 gennaio 2012

Un viaggio infinito e non ancora concluso.

Senza tanti preamboli racconto quello che mi è capitato durante la settimana.
Per ora mi limito alla cronaca senza scendere nei particolari che eventualmente fornirò quando questa vicenda sarà conclusa.
Domenica pomeriggio mi si è fermato il camper a un paio di chilometri dall’uscita del Lisert dando segnali evidenti di mancanza di carburante nonostante lo strumento ne segnalasse oltre un quarto di serbatoio presente.
E’ intervenuto di conseguenza un carro attrezzi e con me all’interno del camper siamo partiti per direzione … non si sa!
Solo arrivati a Monfalcone approfittando di un semaforo sono riuscito a saltare giù per chiedere all’autista qual’era la meta della gita, a me sarebbe bastato che ci lasciasse in qualche parcheggio appena fuori dall’autostrada ma non era possibile comunicare.
Finalmente alla periferia di Monfalcone si è fermato, ha inclinato il pianale pronto a scaricare il mezzo, fatto questo ha iniziato a compilare dei moduli, pretendendo il pagamento in contanti della modica cifra di 240 Euro.
Come capita spesso durante il fine settimana, il bancomat a cui mi sono rivolto per reperire i contanti aveva dei “problemi tecnici” e “il nostro” non mi dava il tempo necessario per trovarne un altro.
Niente soldi? Non si scarica! E via lui, verso la sua sede di Villesse.
Martedì mattina, quaranta ore dopo mi sono presentato per ritirare il mezzo, il conto era salito oltre i 290 Euro: i primi 240 più tre giorni di custodia da 15 Euro al giorno sommati al costo al chilometro per il tragitto Monfalcone – Villesse.
Chiusa la parentesi recupero si apre la parte riparazione della quale si incarica una officina adiacente.
Spiego che ho il sospetto che mi sia stata versata dell’acqua nel serbatoio  e rimaniamo d’accordo che venga fatta prima una indagine sulla natura del guasto in modo da redigere un preventivo e poi valutare, mi che comunque se il problema è la presenza d’acqua si può intervenire semplicemente versando un additivo nel serbatoio . Saluti e arrivederci!
Mercoledì pomeriggio ricevo la telefonata che il camper è pronto, avevano proceduto in quanto la spesa era contenuta (350 Euro).
Giovedì mattina vado a ritirarlo, mi spiegano che tra le varie operazioni hanno anche smontato e lavato  il serbatoio. La cosa mi sta bene perché anche nel recente passato si erano manifestati dei problemi dovuti allo sporco che col tempo si deposita sul fondo dei serbatoi che contengono gasolio e il carburante che c’era all’interno lo hanno lasciato decantare e tolta l’acqua lo hanno riversato all’interno. Discutibile scelta questa in quanto su un impianto ripulito con tanta cura sarebbe stato decisamente meglio mettere del carburante pulito, non c’era nessuna esigenza di rigenerare quello che c’era, a quale scopo, per farmi risparmiare trenta Euro?
Salutandomi insistono nel raccomandarmi di fermarmi al primo distributore e mettere almeno altri dieci litri di gasolio, cosa che faccio.
Percorsi una trentina di chilometri dal tubo di scarico esce un nuvolone di fumo e il motore si spegne.
Di nuovo non arriva carburante al motore. Telefono all’officina spiegando la cosa mi chiedono se ho messo il carburante al primo distributore e facendomi pure un piccolo interrogatorio di verifica se dicevo la verità:
presso quale distributore?
quanto ha pagato?
quanti litri sono stati erogati?
E solo dopo aver fatto un calcolo con la calcolatrice hanno stimato che si, forse poteva essere vero.
Venerdì mattina mi telefonano dicendomi che nella tarda mattinata sarebbe passato un furgone dell’assistenza.
Il meccanico provvede a pulire un filtro che si è intasato, per non sporcare l’asfalto il gasolio che esce lo lascia cadere in una bacinella, è completamente nero, non scuro, nero, l’ho raccolto e conservato per ricordo.
Avanzo il sospetto che pur avendolo messo in conto si siano dimenticati di lavare il serbatoio, anche perché faccio osservare che al di la di una punta di grasso applicata su ognuna delle viti che lo fissano al telaio,  il serbatoio esternamente  presenta lo sporco secco come il fondo di qualsiasi vettura, non si vedono segni di dita che lo abbiano manipolato, sostenuto e neppure il minimo sversamento lungo i fianchi.
Comunque alla fine il motore riesce ad avviarsi tra un nuvolone di fumo. Sono perplesso ma  parto, mi preoccupa il fatto che se dovesse bloccarsi nel tratto tra il semaforo di via Boveto e il cavalcavia ferroviario sarebbe un problema e un pericolo per la circolazione e infatti nemmeno due chilometri dopo la partenza mentre transito al semaforo il motore ricomincia a borbottare perdendo potenza, come se arrivasse qualche goccia di gasolio ogni tanto e in questo modo, fumando e a 20 km/h arrivo fino all’altezza del distributore Agip di Roiano, mi sposto sulla sinistra per mettermi in sicurezza nella piazzola, ma devo fermarmi per lasciar transitare le automobili che giungono in senso contrario e rimango fermo in mezzo alla strada.
Ritelefono all’officina e li avverto della situazione: sono in mezzo al viale Miramare con una macchina dei Vigili urbani 100 metri indietro con il lampeggiante acceso che segnala l’ingombro.
Tralascio la sequela di inutili parole, scuse e supposizioni e devo interrompere la comunicazione perché i Vigili mi obbligano velocemente a salire alla guida per spingermi all’interno della piazzola.
Il seguito nei prossimi giorni, con maggior chiarezza anche sui protagonisti di questa incresciosa vicenda.


giovedì 26 gennaio 2012

Il gatto e ... le volpi.


Tanto per restare in tema, mi scappa di dire che molti si "lustrano le penne" sbandierando il proprio amore per gli animali.
Giusto il tam tam estivo contro l'abbandono e la severità con la quale la legge sanziona i maltrattamenti, ma si potrebbe fare di più e meglio.
Quanto evidenziato di seguito è un caso che merita attenzione.

Domenica Minto, il mio gatto, sperimenterà il volo!!! Dopo migliaia di km in auto, proverà anche questa esperienza.
Però vorrei sollevare una questione che mi ha dato un po' fastidio riguardo gli animali in aereo:
Innanzitutto in stiva non ho nessuna intenzione di metterlo perchè ho sentito e letto storie da far rizzare i capelli...non ce lo metto neanche morta!
Per fortuna esiste la possibilità
 di portarlo in cabina ma anche qui la soluzione non è delle migliori..bisogna acquistare un trasportino con delle misure assurde! 40 cm lunghezza, 24 altezza e 20 larghezza...cioè una cella di isolamento! Non bisogna sforare altrimenti non lo imbarcano! 
Sono andata a vederla ed è minuscola...però è l'unico modo...anche se è da segnalare che in commercio non esiste NESSUN trasportino con quelle dimensioni (detto anche dai commessi del negozio) e dovrò prendere uno che sfora leggermente in larghezza, per fortuna essendo di quelli morbidi, andrà bene...ma porca miseria...ma povero gatto! Io per fortuna devo fare una tratta breve ma se uno deve volare diverse ore?? Il gatto sta li rinchiuso???? E pensate che l'operatore telefonico con cui ho parlato per avere queste informazioni, mi ha detto che "mi raccomando eh, il gatto deve avere, per regolamento, lo spazio per muoversi, non deve essere costretto..." e io gli ho risposto "ma scusi, ma come pretendono con quelle misure che un gatto non stia costretto????? E' un controsenso!". 
Ma vi rendete conto? 5,5 kg di gatto come fa "non stare costretto" in un buco minuscolo come quello che impongono??? 
Non ho alternativa e lo devo per forza portare con me ma ammetto che mi dispiace per lui..
E poi, un'altra cosa che trovo a dir poco sciocca: in volo si può mangiare...tenere un computer...videogiochi...leggere il giornale...ma io non posso nemmeno tirare su il trasportino e tenermi il gatto sulle ginocchia e magari tranquillizzarlo o comunque cercare di farlo stare un minimo più comodo! Dovrà stare tutto il volo sotto il mio sedile. Mi sembra assurdo. Come al solito, tutti bravi a parlare di amore per gli animali, di politiche per il loro benessere ecc...e poi? Un computer si tratta meglio di un essere vivente....



di Lisa Covalero Ferraro

mercoledì 25 gennaio 2012

Equitalia e i quaranta ladroni.

Fulvio Covalero - Risulta chiaro che ormai è iniziata una guerra totale contro Equitalia ed è la popolazione intera in rivolta contro questa schifezza legalizzata.
Non a caso ho usato il termine iniziata, perché quella in atto ha tutte le caratteristiche per essere una ribellione che si allargherà a macchia d'olio con ripercussioni non preventivabili.
Non bisogna dimenticare che al Parlamento siedono persone che i Cittadini hanno delegato a legiferare per loro conto, ora i Cittadini chiedono a gran voce che questa Banda Bassotti legalizzata esca dalle nostre vite, facciano i politici il loro dovere.

L.C. - in separata sede ti dirò quanto abbiamo già dato e quanto dobbiamo ad Equitalia..... Nessun tipo di vacanza quest'anno, si mangia sempre a casa, ci siamo concessi una volta il cinema questo mese!

Fulvio Covalero - Almeno a parole siamo in un Paese democratico e allora tentiamo qualunque strada possibile per toglierceli democraticamente dalle balle.

L.C. - ma anche non democraticamente.....................................

Fulvio Covalero. - Qualunque strada si intraprenda al di fuori delle regole diventa il pane per coloro la protesta la vorrebbero reprimere.
Fino a quando il popolo s'incazza c'è margine perché s'incazzi ancora di più, si possono in sintesi inventare altre cose per spremere ulteriormente i Cittadini.
E' quando il popolo ride che i "frammenti di pupù" devono cominciare ad avere paura.

L.C. - Lo so... ma ogni tanto la voglia viene...eccome!!!!

martedì 24 gennaio 2012

Pensieri e parole!

 24 gennaio 2012
La morosa di Giulio ha detto che Trieste deve puntare sulle navi da crociera.
Ignoro quante decine di migliaia di Euro al mese incassi per la carica che ricopre, ma sono le stesse identiche cose che io dico da mesi ... gratis!!


Tenta il suicidio sul Carso, ma avverte le forze dell'ordine e viene salvato.
Ho deciso: il 17 settembre 2012 tenterò il suicidio nel piazzale della Grandi Motori, dalle 18.30 alle 23.00
Chi volesse assistere - assistermi è pregato di prenotarsi per tempo, sono disponibili 500 posti a sedere.
Nel caso qualche associazione volesse tentare di farmi desistere dai miei insani propositi può contattare Michele Hunziker e mandarmela come ambasciatrice, non sono tipo facile a ritornare sulle mie decisioni ma credo che dopo una settimana incomincerei a vacillare!

Italia del mio cuore, tu ci vieni a liberar!
(Scusa, ma non potevi farti gli affari tuoi?)
Sto cercando di fare una approssimativa stima dei danni subiti, in termini economici, culturali, sociali e d'immagine da quando l'Italia ci è "venuta a liberare".

Ora che siamo stati trascinati nella "cacca" e sembra che al peggio non ci sia limite sarebbe il caso di scendere dal carrozzone e provare a risollevarci da soli.


Camber (P.d.L.): i TIR a lunga percorrenza dovrebbero viaggiare in treno.
Evviva, siamo già in due a pensarla così.
Conviene comunque prima fare la terza corsia dell'autostrada (che già ora, nel tratto Palmanova Trieste assolutamente non serve ma i costruttori premono), così poi si potrà fare a bordo strada una pista ciclabile.

Lista Dipiazza e P.d.L. in V Circoscrizione: stop al circo a Trieste.
Sono solo in parte d'accordo in quanto di una categoria siamo ultra stufi: dei pagliacci!

Sciopero dei farmacisti  il 1 febbraio 2012

Vendere creme abbronzanti e preservativi aromatizzati è compito del farmacista in quanto, 
specie nel caso dei preservativi aromatizzati soddisfano con un solo prodotto due consumatori che potrebbero di fatto scaricare dalle tasse, metà ciascuno, il costo dell'ausilio terapeutico.
Non va dimenticato che anche smalti per le unghie e rossetti aiutano a sentirsi meglio.
L'importante è che venga salvaguardata la specificità dei farmacisti.






domenica 22 gennaio 2012

La battaglia per l'Europa

di NADIA URBINATI
da La Repubblica del 22 gennaio 2012

L´Europa sta attraversando un dei periodi più duri e complessi dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Le speranze e le attese per un futuro del continente guidato da un senso collettivo di responsabile condivisione di beni e diritti stanno paurosamente declinando.
L´Europa ha cercato di essere una patria umana e libera per milioni.
E ha dimostrato di poterlo essere quando, e fino a quando, la politica democratica è stata la sua dimensione effettuale.
Rischia di diventare un´esperienza di cui parlare al passato.
Nel presente è già un incubo per chi vuole ancora difenderla, poiché la sua salvezza sembra costare troppo, un prezzo che è sempre più alto e che, soprattutto, appare sempre meno giustificato ai molti che si stanno impoverendo ogni giorno di più.
Per che cosa pagare così tanto?
La democrazia è stata la sfida che l´Europa del dopoguerra aveva voluto affrontare unendosi.
La sua è stata una storia di successo.
Oggi, paradossalmente, sembra che la salvezza di questa unione metta a repentaglio la democrazia.
Chi ci guadagna dalla distruzione della speranza degli europei in una patria comune?
L´attacco delle agenzie private di rating fa nascere il timore fondato che l´Europa sia invisa ai mercati finanziari; che a non volerla siano coloro che sanno di avere nelle loro mani l´arma della sua sopravvivenza: il credito.
L´Unione per meglio regolare il capitalismo, per metterlo al servizio dei cittadini democratici, del benessere nella libertà: questa è stata l´ambizione, il sogno coltivato dal nostro continente per più di mezzo secolo. Quel sogno non piace, né piace questa nostra ambizione a voler governare l´economia.
A non piacere è in effetti proprio la politica, quell´arte tutta umana di creare ordini normativi per poter consentire a tutti di vivere come uguali in dignità, combattendo i poteri dispotici e assoluti, quali che siano; rendendo la forza soggetta al diritto, e inducendo l´interesse privato a cercare compromessi con quello pubblico.
Se nel passato i poteri incontestabili erano quello religioso prima e poi quello militare, oggi il potere che preme per un dominio assoluto è quello finanziario.
Quella che stiamo vivendo è la terza fase della storia della libertà; e sappiamo quante cadute e quanti arretramenti le due precedenti sono costate.
Si è scritto in questi giorni che l´America finanziaria sta mettendo sotto scacco l´Europa, che oltreoceano sta l´armata fatale.
La situazione politica ed economica del Nord America, degli Stati Uniti in modo particolare, è certamente diversa da quella europea, anche perché lì la direzione politica esiste, ha sovranità ed è molto temuta dai despoti della finanza quando decide di imporre regole e reprimere le scelte speculative “criminose”.
Tuttavia, le tensioni fortissime tra il presidente statunitense e il Congresso, proprio sulle politiche sociali ed economiche, fa pensare che anche gli Stati Uniti stiano attraversando una crisi epocale; una crisi che la debolezza dell´Europa potrà solo accelerare e accrescere.
Sarebbe un grave errore pensare che il bene di Washington passi per la caduta di Bruxelles.
È vero che nei momenti di grave necessità la solidarietà tra potenziali competitori di uno stesso bene si fa diafana.
Ma non è meno vero che il senso dell´utile dovrebbe spingere a guardare oltre l´ombra del proprio naso, se vuole essere utile ragionevole e a lungo termine.
La crisi dell´Europa è un segno evidente del fatto che quella che si gioca è una lotta aperta tra democrazia e tecnofinanza, tra un potere politico pubblico e un potere privato e invisibile, un potere, per giunta, che si è alimentato di quella stessa libertà economica per mezzo della quale (e per proteggere la quale) la democrazia moderna è sorta e si è consolidata.
Oggi un pezzo importante della dimensione economica si fa ostacolo di altre libertà: quella politica e quella civile.
A rimetterci non sarà solo la democrazia già consolidata, ma anche quella in costruzione, come in Cina e in altre zone dell´Est asiatico dove le rivendicazioni per i diritti stanno aprendo importanti spazi di libertà.
La sfida che il potere tecnofinanziario globale ha lanciato richiederebbe un´azione straordinaria e intelligente della politica globale, da parte di tutti coloro che ancora vogliono credere che oltre le piazze finanziarie ci sia una società di liberi e uguali che reclama la propria autonomia di decisione.
La battaglia per l´Europa è una battaglia per la politica, per questo è una battaglia di libertà.

Schettino - Facebookando!

Marisa
IO CREDO CHE SI STIA ESAGERANDO CON TUTTI QUESTI LINK RIDICOLI SULLA STORIA DI COSTA CONCORDIA. E' UNA TRAGEDIA IMMANE QUINDI SMETTETELA CON LINK STUPIDI E PENSATE ALLA TRAGEDIA CHE HANNO VISSUTO CHI ERA BORDO, I FAMILIARI E LA COMPAGNIA COSTA CHE ANCHE SE SARA' COLPEVOLE DI QUALCOSA, SARA' SOLO LA GIUSTIZIA A VERIFICARLO.SCUSATE PER LO SFOGO MA E' VERAMENTE TROPPO, PENSATE SOLO CHE CI SONO ANCORA PERSONE CHE FORSE GIACCIONI IN FONDO AL MARE....
Luigi
cara marisa tutte le persone che vanno in tv vanno perche prendono un gettone di ben 400€ a puntata pensa te !!!!!
Marisa 
ciao lu non parlavo della tv ma dei link ridicoli che sto leggendo su fb, parodie assurde che stanno girando sul comanadnte ed altro. Kisss


FulvioCiao Marisa, credo che tutto dipenda dall'overdose di idioti che negli ultimi anni hanno avuto posti di comando.
Non si può ignorare che le stravaganti interpretazioni nautiche del personaggio in questione aumentano la scarsa considerazione che c'è per "l'italiano" in genere.
Che le stesse "stravaganti interpretazioni" potrebbero mettere in seria discussione il criterio con il quale la Costa Crociere sceglie a chi affidare la vita di oltre quattromila persone.
Che visto quanto successo sarebbe necessario verificare le reali attitudini di qualunque comandante di nave.
Capisco "l'amor di bandiera", ma la mia comprensione si ferma qui!

sabato 21 gennaio 2012

Facebook, tra inquinamento, inquinanti e arroganti.

Paolo Menis
Una nota che ho inviato poco fa ai giornali
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Premesso che la chiusura del centro al traffico automobilistico privato è un atto dovuto, in quanto derivante dalla legge nazionale, regionale e da una delibera del consiglio comunale, va anche detto che così come è articolata non è efficace per ridurre l'inquinamento atmosferico. L'unico strumento incisivo a lungo termine su questo fronte è un piano del traffico che favorisca il trasporto pubblico e la mobilità di pedoni e biciclette.

Inoltre, in capo al Comune mancano gli strumenti per colpire fonti di inquinamento molto più impattanti, quali per esempio gli impianti industriali. Per questo motivo il Sindaco deve intervenire presso la Regione (che ha avocato a se questa competenza) affinchè modifichi la legislazione di riferimento e assegni agli enti locali il diritto di emanare PAC (piani di azione comunali) per applicare misure su tutte le fonti di inquinamento atmosferico, industrie incluse.

Fulvio Covalero
Non mi pare sia stato fatto fino ad ora uno studio sulla quantità delle polveri sottili provenienti dal consumo dei dischi e delle pastiglie dei freni, delle gomme e dell'asfalto.

Per rendersi conto delle polveri sottili provocate dai pneumatici e dall'impianto frenante delle autovetture basta guardare i cerchi anteriori di qualunque vettura ( dove in gran parte c'è la motricità e la frenata è più incisiva).
Va da se che più pesante è il mezzo circolante maggiore sarà il consumo delle componenti di attrito oltre che necessitare di maggior consumo di carburante.
La "balla" delle varie "EURO" è solo un favore alle case costruttrici di automobili in quanto provoca un repentino invecchiamento e deprezzamento delle vetture.

Adriano
certamente è stato fatto invece il calcolo di quanto inquinino le fabbriche....solo la ferriera vale circa 10000 autovetture!!!


Fulvio Covalero

Non mi pare che la centralina di Piazza Libertà "senta" l'inquinamento della Ferriera. Neanche quella di via Battisti credo.
Comunque dipendesse da me, dovessi specie di questi tempi, chiudere una fabbrica ci penserei mille volte, per chiud
ere definitivamente il centro alle automobili neanche un attimo.
Poi se si vuole andare in giro ognuno con il proprio "cagafumo" e raccontarsi le fiabe per giustificare la propria pigrizia capisco. Basta dirlo!

Adriano

 infatti se lei va a vedersi le serie storiche delle misurazioni dell'inquinamento vedrà come piazza Libertà o via battisti stiano 1 a 10 rispetto a servola.Documentarsi prima di parlare!
Fulvio Covalero
 Se dispone di questi rilevamenti e li rende visibili ne prenderò atto.
Non credo assolutamente a questa disparità di valori (a Valmaura sarebbero tutti morti), nonostante che la zona "goda" anche della presenza del depuratore dell'acqua, dell'Italcementi e dell'inceneritore.

Paolo Menis
 Fulvio, i dati sono disponibili e confermo che le centralini attorno alla Ferriera hanno valori molto più alti rispetto alle altre

Fulvio Covalero
di dieci volte?
Non va comunque dimenticato che l'intera area è circondata da strade d'intenso traffico ( Via Svevo - Superstrada - Via Baiamonti - Via dell'Istria - Via Valmaura). 

Ma nonostante questo non credo che si arrivi a valori molto distanti che in altre aree.

Adriano
 ancora!!???si informi!!!!!per la cronaca la citata centralina di via Battisti monitora solo il mossido di carbonio e non pm 10 ed altri IPA
il mio professore a scuola diceva...credere vuol dir non sapere

Fulvio Covalero
 Adriano, non si spazientisca, se mi lascia la sua e mail prometto che non leggo più nemmeno un giornale, se ho qualche curiosità chiedo direttamente a lei!
Adriano
 è sufficente che diventi mio amico su fb e avrà la mail mentre per le informazioni può ricavare molti dati sia su vecchi post di basta ferriera o sul sito della mia associazione NOSMOG.WORDPRESS.COM .Con immutata stima


Fulvio Covalero

I dati dell'altro ieri.
 giovedì 19 gennaio 2012

PM 10
Piazza Libertà ------------- 8,7
Via Tor Bandena ---------- 8,4
Via Carpineto ---------------7,9
Via S.Lorenzo in Selva --- 6,6
Via Pitacco ----------------- 6,3
Via Svevo ------------------- 6,2


mercoledì 18 gennaio 2012

La storia di Clely

 ho il piacere di informarvi che il documentario FAR AWAY IS HOME. LA STORIA DI CLELY, prodotto dalla Pilgrim Film, in collaborazione con Cividin - Your Travel Planner e con il sostegno dell'Associazione Giuliani nel Mondo, è stato selezionato dal Trieste Film Festival nella sezione Zone di Cinema, e verrà proiettato al Cinema Ariston (Viale Romolo Gessi 14, Trieste) LUNEDI' 23 GENNAIO alle ore 19:00.
> Spero possiate partecipare e girare questa mail a quanti possano essere interessati!
>
> L'ingresso alla proiezione prevede un biglietto di 4 euro oppure l'accredito al festival, secondo modalità e regolamento del Trieste Film Festival.


Al tavolo raccolta firme del Comitato Obiettivo Trieste


lunedì 16 gennaio 2012

Roberto Cosolini e le tasse comunali.

Pagina Facebook di Roberto Cosolini, sindaco di Trieste.


Confermo e ribadisco quanto detto dall' assessore Laureni ovvero non intendiamo assolutamente aumentare la Tarsu ai cittadini.
Se maggiori risorse serviranno per la differenziata dovranno derivare da una ancor maggiore efficienza industriale di Acegas o da altre fonti che stiamo già studiando , non certo da un aumento della Tarsu, che l' amministrazione di centro destra ha portato ad essere fra le più alte!
Anche la polemica sull'IMU è strumentale e ridicola: qualsiasi decisione non può essere presa prima dell'esito del confronto Governo-Regione per rimediare all' errore interpretativo che ci sottrarrebbe due volte quello che lo Stato ci dava per compensare il mancato introito dell'Ici fino al 2011.
Per assurdo se questa situazione non dovesse essere corretta e passasse quanto chiesto dall'opposizione noi ci troveremmo con 35/40 milioni in meno di entrate e perciò a chiudere asili, servizi ecc... Insomma a chiudere il Comune.
Quindi bisogna attendere, come indicato dalla stessa Regione .
Non spremeremo certo i nostri concittadini, in particolare sulla prima casa, ma darebbe meglio che un'opposizione che quando era governo della città ha portato addizionale IRPEF e Tarsu , e altro ancora , ai limiti massimi consentiti, arrossisse quando dice certe cose....

venerdì 13 gennaio 2012

Casa Milcovich

Il vicepresidente decide di vuotare il sacco : De Simone ha smantellato il laboratorio informatico dei disabili .


di Gabriella Ziani

Una lunga guerra intestina di soldi e di potere, con intrecci d’interessi familiari, e il costante uso a scopi diversi dei finanziamenti versati dal Comune per il mantenimento dei disabili della Uildm ospitati a Casa Milcovich, oggi nella bufera sotto i debiti.
Questo è il diario di Livio Bonetti, oggi vicepresidente, che vuotando il sacco racconta vicende delicatissime, «pronto - dice - a riferirle a un magistrato».
«I guai - afferma - sono cominciati nel 2005. La Regione concede oltre 300 mila euro per ristrutturare Casa Milcovich, che dopo una fatica di 10 anni ero riuscito a convenzionare col Comune.
Raccomando al tesoriere di versare quei soldi in un conto corrente a parte, solo per pagare le ditte. Non lo fa. Dunque alcuni pagamenti correnti avvengono coi soldi della Regione.
Arriva una fattura da 70 mila euro per i lavori e i soldi non ci sono. Responsabilità del tesoriere, non mia. Cerco un fido, un mutuo con la banca, ma nel frattempo vengo commissariato.
Ecco il secondo punto-chiave. Barbara Vitrani, che dal 1998 era direttore sanitario del nostro Centro fisioterapico era contraria a che la Uildm gestisse Casa Milcovich. Sua madre, Miranda Stanich Vitrani, era nel consiglio di amministrazione come revisore dei conti, a quel punto si dimette, portando con sè altri due componenti. Scrivono alla casa-madre di Padova, e io vengo, senza motivo, commissariato».
Miranda Stanich Vitrani è l’amministratore delegato della Vitrani spa, importante ditta triestina di arredamenti civili e navali.
Il Centro fisioterapico, già in convenzione con l’allora Usl per cura di distrofia muscolare e sclerosi multipla, nel 2000 aveva perso metà convenzione, con notevole riduzione del budget.
Per sopperire, il Centro si era accreditato col servizio sanitario per poter trattare anche patologie neuromotorie e da traumi. Ma secondo legge per una parte di queste convenzioni era indispensabile che la struttura si dotasse di un medico stabilmente presente. «Il bilancio - dice Bonetti - ne avrebbe risentito, così chiedemmo a Vitrani di trasferire nel Centro fisioterapico della Uildm la sua attività privata. Una mano lava l’altra. Ma poco dopo la Vitrani spinse per fare società tra lei stessa e la Uildm, cosa impossibile, siamo una “onlus”, così restò a stipendio.
I fondi del Centro dovevano andare alla Casa Milcovich, Vitrani non poteva avere mano libera. Lei continuò a fare una decina di visite private al giorno. Il cda ammoniva: “Deve pagarci le spese vive, usa l’ambulatorio, il telefono, la luce, le pulizie...». Bonetti viene di nuovo commissariato. «Miranda Stanich Vitrani e altri due scrivono a Roma - dice Bonetti - che io non sono affidabile».
Arriva Cesare De Simone, ex direttore centrale dell’assessorato regionale alla Sanità. Bonetti: «Ha subito smantellato il laboratorio di informatica che avevo realizzato per i disabili con soldi della Fondazione CrTrieste, ci ha fatto una palestra. Ha tesserato 160 persone senza sottoporle al cda, ha aumentato lo stipendio alla Vitrani da 3000 a 4500 euro al mese, dai nuovi tesserati è stato eletto presidente». Bonetti chiede giustizia ai probiviri, è reintegrato, ri-commissariato, sospeso, finché rientra «rieletto per un pelo, i vecchi soci avevano capito».
«Con De Simone - prosegue Bonetti - il debito è cresciuto a dismisura: 100 mila euro nel 2006, 209 mila nel 2007, altri 200 mila nel 2008, 157 mila nel 2010. Tutte spese rubricate“per amministrazione”, ma la Uildm, per amministrazione, ha solo un’impiegata, distrofica, e una scrivania».

Uno spot da cani.

 Dopo gli spot contro l'abbandono degli animali durante il periodo estivo, sembra che la fase due, ovvero: se trovo io un animale e voglio evitargli un probabile investimento cosa devo fare sia ancora in fase di studio, sempre se qualcuno si sia finora posto il problema.

Viterbo, 13 gennaio 2012

Mi trovo mio malgrado a dover scrivere ciò che segue: come pretendono che la gente salvi i cani dispersi quando dal momento in cui lo prendi diventa un problema? Mi spiego.

Due ore fa, rientrando a casa con mio marito, ho notato una cagnolina che gironzolava tutta sola, mi è venuta incontro, mi ha fatto le feste e poi ha continuato per la sua strada.
Arrivo al portone, mio marito era già li ad aspettarmi, la ritroviamo che vaga senza meta e senza nessuno che le vada dietro. Senza collare. Mio marito mi dice di chiamare l'892424 e farmi passare l'ENPA per farla venire a recuperare. Detto fatto ma l'ENPA non ha risposto (mi era successo anche due anni fa, con un altro cane che avevo trovato di notte in mezzo alla strada) quindi la prendiamo e ce la portiamo a casa studiando chi chiamare. E qui il dilemma: CHI CHIAMARE? Visto che numeri di associazioni o accalappiacani sono praticamente introvabili?

Optiamo per i Vigili Urbani, che ci dicono di portargliela li, noi facciamo presente che è giustamente agitata e, seppur piccola e la strada da percorrere poca (circa mezzo km) non ci fidavamo a portarla in braccio col rischio che si agitasse e ci cadesse e abbiamo chiesto se potevano mandare qualcuno a prenderla. Un accalappiacani o simili, appunto. Ci dicono che avrebbero mandato subito una pattuglia. Vero, la pattuglia è arrivata subito, ci hanno aspettati giù, abbiamo portato la cagnolina ma a quel punto, quando volevamo consegnargliela.....negativo, loro non prendono cani in carico perchè "eh, se la metto in macchina, poi questa si agita e faccio un incidente..."......nota bene che la"belva feroce" era una jack russel di almeno 7 anni, dolcissima e buonissima!
Quindi niente, loro sono venuti per...cosa? Hanno detto che"quella che ci ha risposto non ha capito niente e loro non ritirano cani ne tantomeno possono tenere cani in stazione", quando invece la risposta era stata "sì, portatela qui che intanto compilate il modulo e poi verrà il veterinario qui".
Aggiungono che "quando trovi un cane poi diventa affar tuo, te lo devi gestire tu fino all'arrivo del veterinario", "tenetevelo in casa" hanno detto..peccato che già nei 10 minuti in cui è stata nostra ospite il gatto non fosse molto d'accordo...
Infastiditi e con la cagnetta stufa di stare in braccio, abbiamo preso la macchina e l'abiamo portata noi. C'è da specificare che la belva assassina è rimasta placidamente in braccio di mio marito senza tentare di uccidermi.....
Alla fine abbiamo compilato il modulo e l'abbiamo lasciata li perchè il veterinario era in arrivo. Chiameremo tra poco per scopire se era "chippata" e quindi tornerà a casa o se finirà in canile... :(
Sembra normale tutto questo? Che delle persone che vogliono fare del bene ad una bestiola si trovino ad impazzire per cercare a chi affidarla e anche chi dovrebbe, si mostra negligente? ENPA inesistente? E' mai possibile che la gente poi si trovi ad ignorarli solo per non avere grane? Io non lo farei mai e sarei tutt'ora a cercare a chi affidarla, ma un'altra persona l'avrebbe lasciata finire sotto qualche macchina? E'giusto tutto ciò? Possibile che non esista un organo preposto che se ne occupi? Grazie.

                                                                                                   Lisa Covalero Ferraro

mercoledì 11 gennaio 2012

Da urbani a speciali. I rifiuti senza controlli

Derubricati dal Consiglio di Stato, gli scarti provenienti dagli Stir di Napoli viaggiano per tutta Italia.
Gestiti da accordi privati, rischiano di cadere in mano alla criminalità organizzata.

Ventimila tonnellate a Ferrara, altrettante tra Trieste e Padova, circa 6mila a Brescia, per un totale, approssimato per difetto, di 46mila tonnellate di rifiuti speciali.
Sono quelli partiti dagli Stir (Stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti, ex impianti Cdr)campani e finiti nelle discariche del nord Italia.
Scarti classificati con codice 19.05.01 e 19.12.12, la metà dei quali finiti a Jolanda di Savoia, in provincia di Ferrara.
Quantitativi significativi sono finiti in Lombardia a Montichiari, presso la discarica Gedit e in Veneto, negli impianti di Padova e Trieste dell’Acegas.
 Nonostante la bagarre politica orchestrata dalla Lega sul decreto, che di fatto ha impedito gli accordi regionali per il trasferimento dei rifiuti urbani dalla Campania, questi rifiuti stanno circolando in tutta Italia, dal Sud al Nord.
Un ostruzionismo, quello della Lega, che ha portato a una sorta di vacatio legis che consente a questi rifiuti, “derubricati” da urbani a speciali, di essere trasferiti liberamente fuori regione, senza la necessità del ‘nulla osta’ del luogo di destinazione ma con semplici accordi tra aziende. 
In Puglia e Sicilia vi sono indagini in corso relativamente al trasporto e smaltimento.
Una situazione sulla quale sta indagando la Commissione ecomafie, che ha anche allertato prefetture e procure competenti sul potenziale pericolo. Il timore è che dietro alcune aziende si possa nascondere la mano della criminalità organizzata.
Un sospetto neanche troppo lontano dalla realtà vista l’operazione che nelle scorse settimane ha portato all’arresto dell’imprenditore Vincenzo D’Angelo, coinvolto nell’operazione Golden Plastic che ha svelato un traffico illecito di rifiuti speciali dall’Italia verso l’Asia.

 A D’Angelo viene contestato di aver esportato rifiuti in Corea del Sud. Un’operazione di portata nazionale, che ha visto la Guardia di Finanza eseguire in 13 regioni italiane 54 ordinanze di custodia cautelare in carcere «nei confronti di soggetti, anche di etnia cinese, appartenenti ad un pericoloso sodalizio criminale “transnazionale”, dedito all’illecito traffico transfrontaliero di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, costituiti da materie plastiche, gomma e pneumatici fuori uso».
D’Angelo, 50 anni, è l’imprenditore nel trapanese tra i più quotati nel settore della gestione del ciclo dei rifiuti. Talmente importante il suo giro di affari che D’Angelo riuscì poco tempo fa a trovare anche un accordo con la SapNa, la società pubblica che gestisce il ciclo dei rifiuti a Napoli, per importare da Napoli ad Alcamo tonnellate di rifiuti.

 Un affare da circa 6 milioni di euro.
Ieri, il Mattino di Napoli rivelava il contenuto di una relazione, ancora coperta dal segreto istruttorio, dell’ingegner Luigi Boeri autore di una perizia sulle gare di appalto per portare la frazione umida fuori dal territorio regionale.
Secondo il documento, sarebbero almeno 18 i milioni di euro persi dalla Sapna grazie alla scelta di affidare i trasferimenti della spazzatura nelle regioni italiane senza ricorrere al bando di gara.
La cosiddetta Fut è stata portata in Emilia, Liguria Toscana, ma soprattutto in Puglia e in Sicilia.
Una situazione, quella del trasporto dei rifiuti speciali, riemersa dopo la sentenza del Consiglio di Stato che nel luglio scorso aveva sospeso la decisione del Tar del Lazio, con la quale venivano bloccati i trasferimenti fuori dai confini della Campania dei rifiuti tritovagliati provenienti dagli Stir della Regione.



www.terranews.it

lunedì 9 gennaio 2012

Quando i costruttori piangono.

Fino ad alcuni anni fa c’era chi si lamentava che le amministrazioni locali prestavano poca attenzione alla periferia.
Purtroppo in seguito, dove è capitato che l’attenzione l’abbiano prestata, quelle aree sono state letteralmente devastate con delle oscenità costruttive.
Si registra da tempo infatti un incremento preoccupante delle superfici cementate a scapito delle aree agricole, questo sia per responsabilità del Comune di Trieste come dei piccoli comuni  del territorio che hanno completamente dimenticato la sapienza insediativa del passato, quando  l’espansione dei villaggi avveniva  a ridosso dei nuclei primogeniti dei villaggi stessi  su terreni non fertili e rupestri proprio per risparmiare al metro quadrato le superfici fertili.                                                                               
Questa metastasi cementifera ha invaso una parte considerevole del territorio carsico, circa il 40% del quale, è sottratto oggi alla sua evoluzione naturale ed è completamente sottoposto al controllo umano.                                                                                                                                                 
Non c’è stata finora una programmazione riguardo all’efficienza energetica, ignorando che in altre città si sono iniziati a edificare tetti verdi che costituiscono uno schermo protettivo nella perdita di calore da parte degli edifici e contribuiscono all’abbattimento del CO2                                                                                                                                                    
 Il paesaggio continua a essere massacrato e questo atteggiamento viene in contraddizione con l’aspirazione del rilancio di Trieste come città turistica,  appare evidente che  questa cementificazione del paesaggio non è compatibile con il rilancio di un turismo che non sia quello domestico localizzato, di basso livello e non culturale.                                                                      
Ci troviamo di fronte a una sovra crescita urbana, dove a fronte di un calo della popolazione c’è un aumento preoccupante dell’edificato, soprattutto di tipo residenziale dovuta non a una grande quantità di richiesta abitativa ma semplicemente spinta dalla pressione messa in atto dai costruttori nei confronti dell’Amministrazione Comunale.     
 Tutte le zone periferiche che già in epoca precedente erano state esposte alla edificazione sono state ulteriormente frammentate, ridotte ai minimi termini, non capendo l’importanza fondamentale del rilancio, soprattutto in questo momento quando tutti parlano della filiera corta, della produzione che si lega di nuovo alle zone di consumo.   
Per il patrimonio forestale che costituisce un privilegio della città che è circondata da questa fascia boschiva il cui lascito lo dobbiamo alla casa d’Austria, non c’è un piano sul come gestirli e riqualificarli per poi inserirli in un circuito di fruibilità.                                                                                                     
Non  si è ancora percepita l’esigenza di quella che in ecologia del paesaggio viene chiamata priorità ambientale, cioè tutto quel complesso di aree semi verdi, semi naturali, che una espansione urbanistica lascia alle proprie spalle soprattutto nelle aree marginali e nella interfaccia tra città e campagna. che
Questa priorità verde viene completamente cementificata e riempita. Non ci sono spazi attraverso i quali percepiamo l’ambiente naturale ed è una grave perdita sul piano psicologico e della educazione motoria spontanea dei bambini.
Ormai tutti portano i bambini nelle palestre, le cosiddette “campagnette”  vengono totalmente eliminate da questa inutile espansione della città.
Non c’è la cultura necessaria per una precisa gestione delle vegetazioni aperte, dei prati e pascoli che rimangono all’interno dell’area comunale, alla funzione dei corridoi ecologici che sono fondamentali per garantire la libera circolazione del flusso di specie animali che sono necessari dappertutto ma soprattutto dove a causa dello sviluppo edilizio anche necessario alla vita di una comunità gli habitat naturali risultano particolarmente frammentati e richiedono  particolare attenzione nel ricreare una ricostruzione della connettività del territorio.
Si continua a lasciare costruire in ogni area disponibile  dimenticando completamente le disposizioni della legge forestale che fa divieto di costruire a ridosso dei boschi, per cui poi a cose fatte non potendo fare arretrare le case diventa necessario allontanare il bosco. 
La caratteristica geografica peculiare delle aree mediterranee che caratterizzano il nostro Carso prevede specialmente nella zona costiera dei terrazzamenti che sono ampiamente abbandonati e stanno franando dappertutto a cui nessuno pone mano, poi la funzione delle doline, si costruisce nelle doline anche qui dimenticando la funzionalità delle stesse.
Tutto viene pensato e programmato per soddisfare gli interessi di alcuni.
Diceva De Gasperi; “lo statista pensa alle generazioni future, il politico alle prossime elezioni”.
Il vero problema è che coloro sono chiamati a gestire il bene comune non sentono nemmeno la necessità di fare le cose a scopo elettorale, basterà semplicemente che in campagna elettorale spartiscano bigliettini e ottimismo e per altri cinque anni avranno il semaforo verde.

giovedì 5 gennaio 2012

Verità "supposte"

“Foibe, un albo per relatori autorizzati”
La proposta della Consulta cultura del PdL: “Troppo revisionismo dai comunisti”

In classe si parla poco di foibe. E spesso il tema viene trattato da “associazioni gestite da comunisti”, sostenitrici talvolta, di teorie da revisionismo storico. Per questo occorre “un albo nazionale di associazioni autorizzate a recarsi negli istituti scolastici”, che sappiano parlare ai ragazzi con obbiettività di questo drammatico capitolo di storia italiana. La denuncia è partita dalla consulta cultura del PdL che ieri a Roma in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, ha proposto una serie di iniziative contro ogni sorta di revisionismo storico. L’occasione è stata l’approssimarsi del Giorno del Ricordo, il 10 febbraio, in cui sarà celebrata la memoria di oltre di oltre 20.000 italiani morti nelle foibe carsiche e di oltre 350.000 persone costrette all’esodo. Oltre all’albo nazionale per le associazioni, il responsabile della consulta,Fabio Gragnani, ha annunciato anche l’invio di una lettera a tutti i 21 direttori scolastici del Friuli Venezia Giulia perché”si facciano carico del rispetto della legge parlamentare che ha istituito il Giorno del Ricordo, spesso completamente dimenticata”. Allo stesso tempo nelle Commissioni Cultura e Scuola della Camera dei Deputati verrà proposta “una risoluzione per favorire il dibattito in classe che ponga rimedio al silenzio o alla deformazione dei libri di scuola”. Libri che come ha ricordato Gragnani, volutamente dimenticano di trattare l’argomento perché alla cultura di sinistra non fa comodo ricordare”. Il PdL quindi non si accontenta di quanto già proposto dal Ministero dell’Istruzione che per il 23 febbraio – fa sapere il presidente nazionale dell’associazione nazionale Friuli Venezia Giulia e Dalmazia, Lucio Toth – “ha organizzato un seminario a cui parteciperanno 100 docenti di tutta Italia, per una lezione formativa sulla questione delle foibe con il contributo di esperti”.

                         Articolo comparso su “Il Piccolo” del 3 febbraio 2010, a firma di Alice Fumis.

Zitti a Mosca
                        La triste vicenda delle foibe con le sue verità spetta di diritto alla gente del centro-destra, mentre la verità sui campi di concentramento nazisti spetta alla gente del centro – sinistra. L’operaio è di sinistra mentre l’imprenditore è di destra e via discorrendo.  
                        Assassini hanno massacrato milioni di persone inermi nei campi di sterminio. 
                        Assassini hanno gettato nelle foibe migliaia di persone.
                        Assassini hanno messo le bombe delle stragi. Assassini!
Fino a quando ci sarò qualcuno che li chiameranno comunisti, fascisti, mafiosi, camorristi, brigatisti, ordinovisti e via dicendo gli assassini non saranno mai completamente tali.