martedì 22 maggio 2012

La mafia, il terrorismo ... e quelli che ci difendono.

Come sempre ci si confronta sul "chi è stato" ma si continua a non farsi l'unica domanda veramente importante: a chi giova tutto questo?
Per fare un esempio, se non ci fossero stati gli attentati dell'11 settembre l'America non avrebbe potuto invadere l'Iraq. Per sua costituzione gli USA non possono invadere un altro stato se non dopo aver subito un'azione di guerra, e Bush quel giorno non attese un minuto per dire:"questa è un'azione di guerra.
La bomba di Brindisi contro la scuola Morvillo, insinua tacitamente che sia opera della mafia e infatti nonostante che "si seguono tutte le piste", le indagini vengono portate avanti dall'antimafia. Ma la mafia se non ricordo male non ha mai "sparato nel mucchio" ha sempre avuto un obiettivo preciso anche senza curarsi delle persone che all'obiettivo stavano attorno.
Eravamo al "a chi giova"
Voglio ricordare che tutte le stragi di cittadini inermi sono state svolte da chi voleva togliere democrazia al Paese, facendo in modo che siano proprio i cittadini a chiedere a gran voce e leggi speciali.
Se guardiamo al nostro futuro, appare evidente che la rivolta della gente è dietro l'angolo,potrebbero esserci delle sommosse e degli episodi violenti, fatti che le attuali leggi non permettono di fronteggiare.
Servirebbero leggi speciali, ma in democrazia non si può più di tanto, almeno palesemente "stringere", ma se lo chiede il popolo ... o addirittura lo si porta per mano a pretenderlo!

Viandando - Fuga da Pierabec





Viandando: arzigogolo per fare diventare la parola viandante un improbabile verbo - io viando, tu viandi ....



GIRO DEI SEI COMUNI
Davanti al Municipio di Duino Aurisina
Sono uno dei tanti triestini che "a quei tempi" è stato in colonia a Pierabec (Forni Avoltri).
Le prime avvisaglie delle ribellioni adolescenziali si manifestavano con la voglia di scappare e tornarsene a casa.
La colonia era tutt'altro che una galera ma la situazione permetteva di sentirsi in qualche modo reclusi e di conseguenza fantasticare su una improbabile "evasione"
GIRO DEI SEI COMUNI
Il passaggio a Monte Spaccato, da Muggia e passando per San Dorligo della Valle  sono arrivato sull'altipiano
Tornarsene a casa quindi, ma quale strada avrei dovuto prendere e quanti giorni avrei impiegato?
Non se ne fece nulla.

Negli anni a seguire ho continuato ad andarci da "uomo libero", ripercorrendo i sentieri di allora e piantando la tenda in riva al Degano.

Ma la curiosità di fare il percorso a piedi mi è rimasta e l'allenamento accumulato nel prepararmi per la "Trieste fur per fur" e per il "giro dei sei comuni" mi ha suggerito che si può fare!

GIRO DEI SEI COMUNI
Lungo mare di Barcola dopo 55 chilometri percorsi, ne mancano cinque per attivare in piazza Unità



Stanjel - Slovenia
Una deviazione al percorso allo scopo di passare per il paese in cui è ambientato il libro "Il gelso dei Fabiani"
Sulla panchina che si vede al lato della "porta", alcuni anni fa ho avuto il piacere di passare un paio d'ore in compagnia del suo autore Renato Ferrari.

Il lago di Cavazzo fa parte del percorso


Fuga da Pierabec - il fotofimato

Forni Avoltri 0,0 0,0
Rigolato 9,7 9,7
Comeglians 5,0 14,7
Baus 2,2 16,9
Ovaro 2,0 18,9
Raveo

Chiassis 5,4 24,3
Villa Santina 4,2 28,5
Invillino 1,3 29,8
Cavazzo Carnico 11,1 40,9
Somplago 3,4 44,3
Alesso 4,6 48,9
Trasaghis 4,9 53,8
Lessi 6,1 59,9
Tarcento 8,0 67,9
Molinis

Loneriacco 3,3 71,2
Qualso 2,1 73,3
Savorgnano del Torre 3,2 76,5
Ravosa Magredis

Bellazoia 5,1 81,6
Ronchis

Campeglio 4,7 86,3
Togliano 3,3 89,6
Gagliano 6,8 96,4
Corno di Rosazzo 9,2 105,6
Brazzano 2,6 108,2
Cormons 2,0 110,2
San Lorenzo Isontino 6,0 116,2
Lucinico 3,5 119,7
Gorizia via Vittorio Veneto 160 4,9 124,6
Volcja Draga 5,0 129,6
Dombrava 1,3 130,9
Rifembergo 9,5 140,4
Stanjel 6,7 147,1
Kopriva 5,3 152,4
Duttogliano 3,5 155,9
Monrupino 6,1 162,0
Opicina (Trieste) 4,1 166,1




Scarpe.   
Un giorno la maestra elementare mi disse che scrivevo con le scarpe,oppure con i piedi, non ricordo e io che ero affamato di orizzonti e divoravo libri di avventura, mi offesi molto, per davvero,
ma non per la scrittura, per le scarpe.

Le fiabe che la nonna mi diceva erano sempre legate alle scarpe, la voce sua galoppava lontano,
sembrava un passo lungo di pianura, diceva di stivali e sette leghe, di monti da scalare e di vallate e ripeteva “cammina cammina”.
Gli anni passarono e un giorno scoprii che il verso greco si divide in piedi, ancora scoprii che in arabo viaggio, si dice pure libro, e in lingua ebraica la più importante delle narrazioni è l'Agadà, sul viaggio, sul viaggio dall'Egitto.
Allora mi decisi a riscattare le scarpe denigrate ingiustamente portandole a strumento di scrittura.
Ricordo una per una le mie suole sporcate nella polvere del mondo;
quelle calzate in Polonia e Turchia, le pedule leggere dell'Afganistan, i sandali portati all'equatore.
Le strade hanno una voce, son sicuro, le scarpe sono fatte per sentirla, tu batti con i piedi terra ferma e subito senti il magico polmone della terra che detta alla tua mente versi pieni.
Oggi son convinto di una cosa, non è con il taccuino o con le mani, ma con i piedi che credo si scriva.
Come si sente il narrare rotondo di chi ha molto camminato.
Guardate, un uomo che viene da lontano in un sentiero in mezzo alle colline, se ha passo regolare è garantito, che anche il suo narrare sarà buono e il sacco suo ben carico di storia.
Per questo un ciabattino per me conta forse di più che un bravo stampatore.
Viva le scarpe dunque impolverate, le scarpe di mia nonna e di mio padre e quelle mie, ingiustamente umigliate, perchè mi hanno dettato la scrittura


Paolo Rumiz



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