giovedì 2 febbraio 2012

La favola del Corridoio 5 e la verità delle linee tagliate. - Paolo Rumiz

Se c'è una cosa prevedibile in questo viaggio a Trieste del rottamatore Moretti, il capo delle Ferrovie italiane intenzionato a vendere stazione e binari dell'ex Transalpina, è che non verrà in treno. Il motivo ovvio: è uno che lavora sodo e non può perdere tempo. Venire su rotaia sarebbe un “beau geste” che oggettivamente non possiamo chiedergli stante la distanza della città “cara al cuore”. Resta il fatto che vederlo arrivare in aereo o automobile dà da pensare. Che fiducia possiamo avere – dirà la gente - di un servizio scartato persino dal suo massimo gestore? Noi ci limitiamo a dire che ci dispiace che egli non abbia fisicamente sperimentato la distanza che ci separa dal resto del Paese. Avrebbe compreso di più del Nordest.
Ci sembra dunque corretto ricordargli gli orari che egli stesso ci infligge. Ci sono solo due possibilità per arrivare a Trieste senza aspettare un'ora a Mestre in una delle più allucinanti sale d'aspetto dell'universo ferroviario, e sono entrambe pomeridiane: una con partenza alle 15.45 e arrivo alle 21.20, e una con partenza alle 16.45 e arrivo alle 22.20 (Frecciarossa più Frecciabianca). Se si deve partire al mattino, allora ci si rassegni alle tradotte regionali da Mestre. I prezzi da pagare per il tandem fra i due treni "veloci" sono rispettivamente di 129,50 e 94 euro. Ma, paradossalmente, anche le altre combinazioni non si discostano molto da queste cifre: 120,50 euro per la prima e 86,95 per la seconda. L'unico diretto senza cambio a Mestre parte da Termini alle 15.36 e arriva a Trieste alle 23.58, dopo otto ore e 22 minuti di viaggio.
Il bello è che le “frecce” tra Mestre e il capolinea ti fanno guadagnare poco o nulla rispetto ai regionali. Dieci minuti. La differenza la fanno solo le coincidenze, favorevoli per i treni solo nominalmente veloci e impossibili per i regionali. La politica Trenitalia gioca solo su quelle per simulare una velocità che non c'è e obbligarti, scegliendo, le “frecce”, a pagare di più per lo stesso servizio. E poi, parliamoci chiaro, venire a Trieste è rischioso. Gran parte dei bivi sono stati depotenziati con la parola d'ordine “rete snella” e lo stesso dicasi dei binari di sorpasso dislocati sulla rete, col risultato che, se due treni confluiscono o devono by-passarsi, la manovra diventa possibile solo nelle stazioni. Nei viaggi compiuti nell'ultimo anno ho contato circa sedici ore di ritardi dovuti all'implacabile rete snella, nella sola tratta tra Mestre e Trieste. Tutto hanno spolpato, incluse le panchine alla stazione d'arrivo. Per chi aspetta, che siano donne, anziani o bambini, nemmeno la dignità di un sedile. No, dottor Moretti, non venga a Trieste in treno.
E poi, vivaddio, nevica, tutta la rete è sottozero, e qui non ci sono freccerosse che tengano. Lo si è visto nelle buriane degli altri inverni. I quadri elettrici vanno in tilt e il piano di adeguamento delle “scaldiglie” sugli scambi non è stato completato per il il blocco dei finanziamenti operato da Tremonti. Per quanto riguarda il materiale rotabile, non risulta che siano stati messi allo studio i provvedimenti per affrontare il blocco delle porte per ghiaccio su tutte le carrozze dotate della chiusura automatica, problema risolto solo dalle ferrovie del Nord. Per quanto riguarda il Friuli-Venezia Giulia, il piano neve è adeguatamente operante, ma dalle altre regioni arrivano notizie di lacune nella catena dei lavori, negli impianti, nella trazione, e nel lavoro delle imprese private che devono garantire il pronto intervento d'emergenza. Quindi per carità, stimato dottor Moretti, venga in aereo.
So perfettamente l'obiezione che il nostro farà di fronte alle lamentele (i soliti triestini...) sulla marginalità di frontiera. Dirà: lasciatemi fare la direttrice veloce in direzione di Lubiana e Budapest, il cosiddetto Corridoio Cinque, ed ecco che Trieste sarà nuovamente vicina all'Italia e all'Europa. A questo rispondo con altre considerazioni. Se è vero che si crede nei collegamenti con l'Est, per quale motivo, nel frattempo, la linea esistente è stata ridotta all'osso? Perché per andare a Lubiana oggi devo imbarcarmi a Sesana? I traffici vanno là dove ci sono linee efficienti e direttrici attive (ragionare al contrario, come fa Trenitalia, sono capaci tutti), il rischio è che fra vent'anni, quando e se sarà messo in cantiere il Corridoio Cinque, saremo di fronte a un vettore già in agonia e ampiamente by-passato dalla Lubiana-Capodistria, che tapperà l'ultima via d'uscita autonoma per la locomotiva industriale del Nordest.
Lo dico chiaro: non sopporto più Trenitalia, e affermandolo so di avere parecchie ragioni in più rispetto ad altre periferie del Paese. E aggiungo: detesto Trenitalia nella misura in cui adoro i treni. La detesto non solo per quello che infligge agli italiani e alle periferie del Paese, ma anche perché approfitta dell'amore che una bella fetta di connazionali nutre per la strada ferrata. Preferirò sempre un regionale strapieno e puzzolente al grande nulla delle autostrade, e, con me, molti altri la pensano a questo modo. Davanti all'odor di vernice di un locomotore mi commuovo. Il guaio è che Trenitalia lo sa benissimo, e si approfitta di noi romantici imbecilli.

 da "Il Piccolo" del 2 gennaio 2012

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