Quando la politica fa autocritica!
Colpiscono
le parole di ieri del presidente dell'Eurogruppo, il lussemburghese
Jean Claude Juncker, nella sua ultima audizione all'europarlamento prima
della fine del suo prestigioso incarico durato otto anni.
Colpiscono
perchè sono dichiarazioni di autocritica verso i 27 stati membri
dell'Unione, colpevoli secondo Junker, di aver sottovalutato il problema
disoccupazione che oggi ha raggiunto il traguardo record di 18,8
milioni di senza lavoro, 2 in più di un anno prima.
Secondo il
Presidente, dopo la dura cura imposta ai paesi a rischio default è
arrivato il momento di riscoprire «la dimensione sociale» dell’Europa.
Ha così puntato il dito soprattutto sull'assenza di una visione sociale
dell’azione europea «che non si può limitare alla semplice austerità
punitiva» adottata in questi ultimi tempi. Dichiarazioni importanti se
consideriamo che Junker è un conservatore e nel discorso di ieri si è
spinto addirittura a citare Marx ed il rischio di perdere credibilità e
approvazione della classe operaia.
E' un problema trasversale che
interessa sia la macrodimensione europea che quella territoriale, ma che
deve per forza essere affrontato in maniera corale, non solo dal punto
istituzionale/amministrativo, ma anche politico.
Sergio Bolzonello
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