mercoledì 2 gennaio 2013

A proposito di ferriera.

A PROPOSITO DI FERRIERA DI SERVOLA ECCO QUI UNA LETTERA PUBBLICATA SUL "PICCOLO" DI OGGI.
Luigi Pastore
Ferriera 2012. Lettera aperta di un lavoratore-sindacalista. (pubblicata oggi sul piccolo 28.12.2012

Se non ci fosse stata la notizia-choc comparsa sul nostro quotidiano locale venerdì 21 dicembre, forse questa lettera non l’avrei scritta , sarebbe rimasta argomento di intime chiacchiere familiari , per distogliere i pensieri da argomenti più opprimenti ed inquietanti che in questo momento attanagliano me e i miei cari, determinati da una chemioterapia fisicamente gravosa per la mia persona, estremamente costosa per la collettività ed il cui risultato sarà una serie di punti interrogativi lunga 5 anni . “Riflettiamoci”.
Secondo la tradizione l’avrei idealmente indirizzate a Gesù Bambino, ma non lo farò perché il mio pudore di adulto mi impedisce di abusare dei luoghi comuni in una lettera aperta a tutti coloro che gradiranno leggerla.
Dopo la lettura dell’articolo in questione il mio pensiero è ritornato alla mia infanzia, nella mia città natale del sud, dove, a Natale, il sole , come i vecchi contadini , si alza e si corica presto; è ritornato alle lezioni di catechismo, in cui si narrava di Gesù , di miracoli, di incontri e di personaggi.
Ecco, solo leggendo e rileggendo i commenti all’ articolo ho finalmente avuto la chiara visione di personaggi come Ponzio Pilato , i Farisei , i Sepolcri Imbiancati, di cui da piccolo non riuscivo a determinare i contorni.
In una letterina di fine anno però alcuni desideri vorrei esprimerli.
Desidererei innanzitutto che a me, e similmente a tanti altri come me, ci fosse restituito ciò che qualcuno con qualcosa ci ha tolto: la salute, persa, pensavo forse, ma ora non più, con un lavoro che se anche ci ha dato dignità, ha richiesto tanto, forse troppo, in cambio.
Desidererei che , in futuro, tutti prendessero coscienza che non ci può essere contrapposizione tra il diritto alla salute e quello al lavoro , qualunque sia il costo economico per conciliarli.
Desidererei ardentemente che, alla luce di quell’articolo-choc, quei miei colleghi che, taluni in buona fede ma talaltri in mala fede, forse pilotata, hanno travisato il mio deciso e coerente impegno da sindacalista per ottenimento di migliori condizioni lavorative, sia per quanto riguarda la sicurezza sia, e soprattutto, per la salute, nell’ambito della Ferriera di Trieste, comprendessero ora meglio il mio operato.
Desidererei che anche in Ferriera si sviluppasse la coscienza di “operai liberi e pensanti”, affinché essi non siano più talvolta involontari e spauriti complici di eventuali manchevolezze padronali in tema di sicurezza e salute, bensì stimolino ed esigano tutela da parte delle strutture sindacali preposte, della Proprietà e delle Istituzioni .
Desidererei che non venissero creati “ponti d’oro” per agevolare la fuga dei veri responsabili di tutto ciò e che coloro che da tempo sapevano ed hanno taciuto, coprendo i responsabili, fossero chiamati dalla Giustizia terrena a rispondere della loro negligenza o, ancor peggio, eventuale connivenza.
Desidererei che un Qualcuno, più in alto e più intelligente dei nostri politici, li illuminasse affinché non venga mai più imposto a lavoratori e cittadini, ancorché col crisma di una legge, il dovere di accettare l’eventualità di ammalarsi e morire di siderurgia in nome del Prodotto Interno Lordo e per gli interessi di pochi e già arricchiti padroni.
Desidererei anche ringraziare la Magistratura per il suo lavoro che qui, come a Taranto, ha fatto emergere queste verità, in una sconfortante solitudine istituzionale , con l’auspicio , però, che l’opera intrapresa non si arresti davanti ai “poteri forti” che hanno gestito lo stabilimento dopo il 1994 e che la verità storica emerga pienamente, poiché di siderurgia , purtroppo, ci si continua ad ammalare e forse morire.
Desidererei ancora che , pur nelle ben note difficoltà, la Ferriera proseguisse la sua attività, però nel completo rispetto delle normative su sicurezza e ambiente ed attentamente vigilata dalle Istituzioni preposte.
Desideri inespressi ne avrei ancora tanti ma sarebbero ben poca cosa in confronto a quelli già espressi.

"
Desidererei ancora che , pur nelle ben note difficoltà, la Ferriera proseguisse la sua attività, però nel completo rispetto delle normative su sicurezza e ambiente ed attentamente vigilata dalle Istituzioni preposte."
Si legge questa frase sul finale della lettera.
Indirettamente si dichiara che lo stabilimento può ancora produrre, se nel rispetto delle regole.
Appare sottointeso che tanti problemi non sarebbero insorti nemmeno in passato se fossero state rispettate le regole.
Ma chi e perchè non lo ha preteso?
Sempre più frequentemente si è avuta negli ultimi decenni la sensazione che il lavoro non sia più un diritto, ma sia diventata una concessione di chi "ha il coltello dalla parte del manico".
Si sono viste stracciare tutte le regole dei lavoratori davanti alla "distratta presenza" dei sindacati mentre gli organi preposti hanno indossato gli occhiali che si usano per vedere le eclissi di sole.
Continuo a dire che l'economia triestina non è in grado di assorbire il contraccolpo della perdita di un migliaio di posti di lavoro, si pensi a questo se non si ritiene "moderno" occuparsi del dramma di tutte le famiglie coinvolte.
Vengano finalmente messe in atto tutte quelle misure per ridurre l'inqinamento dell'intera area di Servola - Valmaura - Ponziana anche attraverso una drastica riduzione del traffico veicolare e una cosciente e responsabile parzializzazione degli impianti di riscaldamento.

Sarebbe tempo che si iniziasse a pensare alla grande, provando a immaginare di essere una comunità!

                                                                                    Fulvio Covalero

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