domenica 20 ottobre 2013

“Mio figlio non può avere fatto una cosa del genere”



Il brutale fatto di violenza verificatosi qualche anno fa nel rione di Gretta ha messo in luce ancora una volta  quanto forte sia la necessità di vigilare e poter agire preventivamente affinché certi comportamenti che già si manifestano in età infantile e adolescenziale non si evolvano nella maniera in cui purtroppo siamo stati costretti ad assistere.
La cronaca ci informa giornalmente di atti di bullismo che avvengono prevalentemente in ambito scolastico e tutti siamo coscienti che questi sono una parte minima di quelli che in realtà accadono, molti vengono sottaciuti per paura di ritorsioni, in altri casi non vengono raccontati perché si prova vergogna di averli subiti e in questo modo viene aggiunto dolore alla violenza.
C’è un forte bisogno di protagonismo e per fortuna i più lo vivono attraverso l’attività sportiva, lo studio o il lavoro, altri ancora s’impegnano nel sociale e nel volontariato, queste sono persone che “si bastano” che non vivono costantemente nella paura di non essere visibili.
Altri invece sono costretti alle esagerazioni comportamentali, agli eccessi che possano stupire anche per la stupidità,  l’importante e che stupiscano e se ne parli.
Alcuni anni fa ad un certo punto hanno dovuto smettere di informare dei lanci di sassi dai cavalcavia perché si era innescato uno spirito  di emulazione di vaste proporzioni.
Ora si fa largo uso delle immagini riprese con il telefono cellulare che permettono di testimoniare l’eroismo della violenza di gruppo rivolta a un disabile o del riuscire a togliersi dai binari un attimo prima dell’arrivo del treno.
“Mio figlio non può avere fatto una cosa del genere” è la frase tipo che si sente rivolgere chi si presenta sulla porta di casa per comunicare le grandi imprese del rampollo.
Troppo spesso ci si accontenta di supporre e di sperare, una specie di “che Dio ce la mandi buona”senza mai trovare il tempo veramente di osservare e di capire.
A margine del fatto di Gretta il vescovo ha organizzato una fiaccolata tra i rioni di Gretta appunto e di Roiano, in ricordo della vittima e per sensibilizzare l’opinione pubblica.
Da questo numero ogni tanto visiteremo un oratorio o un ricreatorio con l’intento di raccontare se e quali attività vengono svolte e in quale modo gli adolescenti vengono attirati e tolti quindi dalla solitudine del computer e dei video games.
Un paio di mesi fa ho visitato l’oratorio di San Giovanni, quello che quando lo frequentavo da bambino era un punto di ritrovo di gran parte dei ragazzini del rione.
Oggi è in uno stato di totale abbandono, hanno perfino concesso che si costruisse una casa di quattro piani in fase di ultimazione a pochi metri dal cortile, senza tener conto che questa non avrebbe permesso al sole di filtrare.
La nostra comunità in futuro farà bene a impegnarsi di più, b
en oltre a una fiaccolata commemorativa.

                                                                        Fulvio Covalero

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