domenica 26 agosto 2012

Raffaello de Banfield


Raffaello de Banfield (1922-2008) - la biografia


Raffaello de Banfield, il cui nome vero era Raphael Douglas Baron von Banfield Tripcovich, nacque il 2 giugno 1922 a Newcastle-upon-Tyne in Gran Bretagna e morì il 7 gennaio 2008 a Rive d’ Arcano (Udine). 

Raffaello de Banfield era figlio di Gottfried Baron von Banfield, l’ asso della aviazione militare austro-ungarica soprannominato l’ “Aquila di Trieste” (cui ho dedicato un post specifico - n.d.a.) e della Contessa Maria Tripcovich.

Studiò al "Lyceum Alpinum" di Zuos in Svizzera, poi in Italia al Liceo "Dante Alighieri" di Trieste, all' Università di Bologna, al Conservatorio "Benedetto Marcello" di Venezia sotto la guida di Gian Francesco Malipiero, poi ancora a Trieste con il maestro Vito Levi ed infine a Parigi dal 1946 al 1949, dapprima al Conservatoire National de Musique con Henry Bassera, poi con Nadie Boulanger a Parigi. 

Fu compositore, professore e direttore dell' American Conservatory of Music di Fontainebleau. 

In quegli anni conobbe Herbert von Karajan, con il quale ebbe un profondo e duraturo rapporto di amicizia. 

Nella capitale francese frequentò Pablo Picasso, Jaen Cocteau e Francis Poulenc e molti altri artisti e musicisti. 

Nel 1949, grazie alla pittrice Leonor Fini, conobbe Roland Petit e compose la musica per il suo nuovo balletto: nacque così "Le combat", rappresentato a Londra. 

L’ opera con la coreografia di Dimitrije Parlic fu rappresentata trentanove volte alla Wiener Staatsoper. 

Si spostò dall' Italia alla Francia, dall' Inghilterra all' America, dove visse per dieci anni. Fino al 1958 soggiornò tra Parigi e New York, e strinse una rapporto di amicizia anche con Maria Callas. 

Dal 1972 al 1996, ininterrottamente per 24 anni, fu apprezzato e stimato direttore artistico del Teatro Giuseppe Verdi di Trieste, che rinnovò e modernizzò ampiamente. 

Tra il 1978 e il 1986 fu direttore artistico del "Festival dei due mondi" di Spoleto. 

Le sue composizioni vennero rappresentate in tutto il mondo. Nel 1992, alla chiusura del Teatro Verdi per i lavori di restauro, 

fu uno dei promotori della trasformazione, rapida ed efficace, della stazione delle autocorriere nella funzionale “Sala Tripcovich”, che consentì la prosecuzione dell' attività musicale e artistica del teatro.


Tratto da "Scampoli di storia" pubblicato su Facebook da Paolo Geri 

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