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GIRO DEI SEI COMUNI Davanti al Municipio di Duino Aurisina |
Le prime avvisaglie delle ribellioni adolescenziali si manifestavano con la voglia di scappare e tornarsene a casa.
La colonia era tutt'altro che una galera ma la situazione permetteva di sentirsi in qualche modo reclusi e di conseguenza fantasticare su una improbabile "evasione"
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GIRO DEI SEI COMUNI Il passaggio a Monte Spaccato, da Muggia e passando per San Dorligo della Valle sono arrivato sull'altipiano |
Non se ne fece nulla.
Negli anni a seguire ho continuato ad andarci da "uomo libero", ripercorrendo i sentieri di allora e piantando la tenda in riva al Degano.
Ma la curiosità di fare il percorso a piedi mi è rimasta e l'allenamento accumulato nel prepararmi per la "Trieste fur per fur" e per il "giro dei sei comuni" mi ha suggerito che si può fare!
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GIRO DEI SEI COMUNI Lungo mare di Barcola dopo 55 chilometri percorsi, ne mancano cinque per attivare in piazza Unità |
Il lago di Cavazzo fa parte del percorso Fuga da Pierabec - il fotofimato |
Forni Avoltri | 0,0 | 0,0 |
Rigolato | 9,7 | 9,7 |
Comeglians | 5,0 | 14,7 |
Baus | 2,2 | 16,9 |
Ovaro | 2,0 | 18,9 |
Raveo | ||
Chiassis | 5,4 | 24,3 |
Villa Santina | 4,2 | 28,5 |
Invillino | 1,3 | 29,8 |
Cavazzo Carnico | 11,1 | 40,9 |
Somplago | 3,4 | 44,3 |
Alesso | 4,6 | 48,9 |
Trasaghis | 4,9 | 53,8 |
Lessi | 6,1 | 59,9 |
Tarcento | 8,0 | 67,9 |
Molinis | ||
Loneriacco | 3,3 | 71,2 |
Qualso | 2,1 | 73,3 |
Savorgnano del Torre | 3,2 | 76,5 |
Ravosa Magredis | ||
Bellazoia | 5,1 | 81,6 |
Ronchis | ||
Campeglio | 4,7 | 86,3 |
Togliano | 3,3 | 89,6 |
Gagliano | 6,8 | 96,4 |
Corno di Rosazzo | 9,2 | 105,6 |
Brazzano | 2,6 | 108,2 |
Cormons | 2,0 | 110,2 |
San Lorenzo Isontino | 6,0 | 116,2 |
Lucinico | 3,5 | 119,7 |
Gorizia via Vittorio Veneto 160 | 4,9 | 124,6 |
Volcja Draga | 5,0 | 129,6 |
Dombrava | 1,3 | 130,9 |
Rifembergo | 9,5 | 140,4 |
Stanjel | 6,7 | 147,1 |
Kopriva | 5,3 | 152,4 |
Duttogliano | 3,5 | 155,9 |
Monrupino | 6,1 | 162,0 |
Opicina (Trieste) | 4,1 | 166,1 |
Scarpe.
Un giorno la maestra
elementare mi disse che scrivevo con le scarpe,oppure con i piedi,
non ricordo e io che ero affamato di orizzonti e divoravo libri di
avventura, mi offesi molto, per davvero, ma non per la scrittura, per le scarpe.
Le fiabe che la nonna mi diceva erano
sempre legate alle scarpe, la voce sua galoppava lontano,
sembrava un passo lungo di pianura, diceva di stivali e sette leghe, di monti da scalare e di vallate e ripeteva “cammina cammina”.
Gli anni passarono e un giorno scoprii che il verso greco si divide in piedi, ancora scoprii che in arabo viaggio, si dice pure libro, e in lingua ebraica la più importante delle narrazioni è l'Agadà, sul viaggio, sul viaggio dall'Egitto.
Allora mi decisi a riscattare le scarpe denigrate ingiustamente portandole a strumento di scrittura.
Ricordo una per una le mie suole sporcate nella polvere del mondo;
quelle calzate in Polonia e Turchia, le pedule leggere dell'Afganistan, i sandali portati all'equatore.
Le strade hanno una voce, son sicuro, le scarpe sono fatte per sentirla, tu batti con i piedi terra ferma e subito senti il magico polmone della terra che detta alla tua mente versi pieni.
Oggi son convinto di una cosa, non è con il taccuino o con le mani, ma con i piedi che credo si scriva.
Come si sente il narrare rotondo di chi ha molto camminato.
Guardate, un uomo che viene da lontano in un sentiero in mezzo alle colline, se ha passo regolare è garantito, che anche il suo narrare sarà buono e il sacco suo ben carico di storia.
Per questo un ciabattino per me conta forse di più che un bravo stampatore.
Viva le scarpe dunque impolverate, le scarpe di mia nonna e di mio padre e quelle mie, ingiustamente umigliate, perchè mi hanno dettato la scrittura
Paolo Rumiz
sembrava un passo lungo di pianura, diceva di stivali e sette leghe, di monti da scalare e di vallate e ripeteva “cammina cammina”.
Gli anni passarono e un giorno scoprii che il verso greco si divide in piedi, ancora scoprii che in arabo viaggio, si dice pure libro, e in lingua ebraica la più importante delle narrazioni è l'Agadà, sul viaggio, sul viaggio dall'Egitto.
Allora mi decisi a riscattare le scarpe denigrate ingiustamente portandole a strumento di scrittura.
Ricordo una per una le mie suole sporcate nella polvere del mondo;
quelle calzate in Polonia e Turchia, le pedule leggere dell'Afganistan, i sandali portati all'equatore.
Le strade hanno una voce, son sicuro, le scarpe sono fatte per sentirla, tu batti con i piedi terra ferma e subito senti il magico polmone della terra che detta alla tua mente versi pieni.
Oggi son convinto di una cosa, non è con il taccuino o con le mani, ma con i piedi che credo si scriva.
Come si sente il narrare rotondo di chi ha molto camminato.
Guardate, un uomo che viene da lontano in un sentiero in mezzo alle colline, se ha passo regolare è garantito, che anche il suo narrare sarà buono e il sacco suo ben carico di storia.
Per questo un ciabattino per me conta forse di più che un bravo stampatore.
Viva le scarpe dunque impolverate, le scarpe di mia nonna e di mio padre e quelle mie, ingiustamente umigliate, perchè mi hanno dettato la scrittura
Paolo Rumiz
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